Passione e competenza

20 Settembre 2024
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«La telecronaca è un mix tra passione e competenza. Non esiste un modo preciso di fare una telecronaca». Così Stefano Bizzotto, una delle voci più riconoscibili e autorevoli del panorama giornalistico italiano. Con oltre tre decenni di esperienza alle spalle, la sua carriera è strettamente legata alla RAI, l’emittente televisiva di stato, per cui ha seguito e commentato alcune delle più importanti competizioni sportive a livello mondiale, tra cui i Mondiali di Calcio e le Olimpiadi.

Nato a Bolzano nel 1961, Bizzotto ha iniziato la carriera giornalistica in Trentino Alto-Adige seguendo le partite del campionato di calcio tedesco per poi entrare a far parte de “La Gazzetta dello Sport” all’età di 24 anni. Nel 1991 ha lasciato “La Gazzetta dello Sport” per entrare in RAI, specializzandosi nel commento delle partite di calcio. Durante l’intervista, il giornalista e telecronista altoatesino ha svelato alcuni aneddoti sul mondo del giornalismo e delle telecronache.

Qual è stata la telecronaca più emozionante della sua carriera?
«La finale dell’Europeo 2021 tra Italia e Inghilterra, anche se me la sento poco mia»

Perché?
«Il telecronista designato solo due giorni prima della partita è risultato positivo al Covid. Il giorno prima il Direttore mi ha chiamato dicendomi che avrei dovuto commentare la partita e così il sabato alle 11 sono partito. È stato emozionante poiché ho raccontato con enfasi il trionfo dell’Italia».
Oltre a commentare le partite di Calcio, Bizzotto racconta le gare di tuffi, e nella sua carriera ha potuto assistere e narrare i trionfi di Tania Cagnotto. Nell’intervista, ha inoltre aggiunto da come è partita la passione per i tuffi: «Io non sapevo nulla di tuffi, lo ammetto. Conoscevo solo Klaus De Blasi perché di Bolzano. Nel 1995, il direttore mi disse che sarei diventato il nuovo telecronista e sarei dovuto andare agli europei. La mattina dopo incontrai Giorgio Cagnotto, che mi raccontò tutto sui tuffi. Poi con gli anni è diventata una passione».

 

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A cura di
  • Andrew Pompili