Rugby. Cimbrico. Gestire il successo aumentando i tesserati
«Il rugby in Italia ha avuto una grande crescita in termini di spettatori: ora spetta a noi tradurla in tesseramenti». Andrea Cimbrico, responsabile Comunicazione della Federazione Italiana Rugby (FIR), sintetizza così il momento del rugby in Italia, conscio dei risultati ottenuti finora, non solo in termini sportivi, ma anche e soprattutto di numeri e di quanto ancora si può fare per alzare ulteriormente l’asticella.
«Da quando l’Italia è entrata a far parte del 6 Nazioni è cambiato tutto – dice Cimbrico- Prima avevamo pochissimi tesserati e sopravvivevamo grazie ai contributi statali: ora gestiamo diritti tv, biglietti e servizi come una vera e propria azienda sportiva. Con essa, si differenzia anche la comunicazione: se prima eravamo solo un ufficio stampa, ora dobbiamo comunicare con sempre più attori, il che necessita di più figure in collaborazione l’una con l’altra».
Quali sono le ispirazioni sullo stile di comunicazione? «L’intero mondo anglosassone delle federazioni sportive, a partire da quella inglese di rugby, ma anche quella del Team Sky di ciclismo per cui ho lavorato – spiega Cimbrico, che aggiunge- Non si inventa nulla nel mio lavoro, si tenta sempre di essere al passo con i tempi e pronti a cambiare quando serve».
Nonostante gli stadi pieni per i grandi eventi il rugby è soltanto il sedicesimo sport più praticato in Italia: «Abbiamo la necessità di svecchiare questa mentalità – continua – A differenza del calcio o del basket, il rugby è uno sport di combattimento, e i genitori evitano di iscrivere il proprio figlio a rugby per paura che si faccia male. Con il passare degli anni i sistemi di sicurezza e le regole hanno fatto grandi passi in avanti, per fare del rugby uno sport sempre più sicuro. Il messaggio sociale che la FIR manda alle famiglie è quello di una promozione valoriale e una formazione della persona».
A cura di
- Simone Anastasi,
- Giorgio Lucarini