Perugia, la dritta dell’ex Marco Gori: «Stagione sfortunata, la società sa cosa fare. La festa dei 120 anni occasione per ricreare entusiasmo»

  • Home
  • »
  • News
  • »
  • Perugia, la dritta dell’ex Marco Gori: «Stagione sfortunata, la società sa cosa fare. La festa dei 120 anni occasione per ricreare entusiasmo»
26 Aprile 2025
Lettura: 4 minuti

Marco Gori, ex difensore classe 1965 di origini toscane con alle spalle un trascorso importante con la maglia del Perugia, che ha indossato ben 94 volte tra il 1985 e il 1988, è rimasto molto legato alla squadra e all’ambiente biancorosso, al punto dall’avere sposato una perugina e dall’essere rimasto a vivere nel capoluogo umbro. Da anni porta avanti il progetto “Glorie Biancorosse” che coinvolge alcuni fra i  giocatori che hanno fatto la storia del Grifo.

Gori, la stagione del Perugia è stata complessa. Che impressione si è fatto?
“È stata un’annata decisamente particolare, il passaggio di proprietà a campionato in corso non è una cosa che si vede spesso. Gli obiettivi della nuova gestione erano anzitutto ristrutturare il club, mettere in sicurezza le infrastrutture e puntare a una ritrovata solidità economica, e credo che in tal senso sia stato fatto un buon lavoro.
Sul lato sportivo invece il Grifo ha avuto tanti problemi derivanti proprio dalla cessione, con la vecchia gestione che aveva costruito la squadra cercando di risparmiare il più possibile. In più, l’organico è stato falcidiato sin da subito da molti infortuni e ci si è ritrovati a giocare per settimane senza la difesa titolare, riuscendo comunque a barcamenarsi a metà classifica. Poi i problemi si sono trasferiti in attacco, uniti anche all’inesperienza di Formisano”.

Restando su Alessandro Formisano, il primo dei tre allenatori stagionali, se ha commesso un errore, quale può essere stato?
“Formisano ha peccato di presunzione, ha sbagliato nell’atteggiamento perché dava l’impressione di voler insegnare calcio, ma il gioco non è cambiato rispetto a quando giocavo io. A lui va comunque riconosciuto il fatto di aver dovuto affrontare dei problemi di organico, però resta il fatto che abbia peccato di umiltà. Se non hai mai giocato, sei più giovane di alcuni giocatori e non hai l’atteggiamento giusto, non vieni preso in considerazione. Forse ha pagato anche lo scotto della gioventù, ma ha tutto il tempo per diventare un ottimo allenatore”.

Dopo l’esonero di Formisano la società ha poi deciso di puntare su Zauli, è stato un errore?

“No, lo conosco bene e lo conoscevo anche da giocatore, sa di calcio, ha buone idee, non aveva gli uomini adatti per il suo gioco, l’errore forse è stato il voler insistere sulla volontà di giocare a pallone nonostante non avesse a disposizione i giocatori giusti”.

Cosa ne pensa invece di Cangelosi, che ha firmato il prolungamento del contratto fino al 2027?

“I risultati parlano a suo favore, anche se va detto che c’è stato il mercato di gennaio e che molti giocatori sono rientrati dai vari infortuni. Il prolungamento del contratto dimostra comunque che la società crede in lui e gli darà tempo per lavorare sulla sua idea di calcio. Ci sono state comunque delle componenti favorevoli: la penalizzazione della Lucchese, che ha tolto lo spettro della retrocessione, e un pizzico di fortuna che non guasta mai”.

Ci sono giocatori che confermerebbe?

“Alcuni hanno mostrato buone capacità, inseriti però in contesti diversi. Ad esempio Seghetti e Giunti, se inseriti in una squadra esperta, possono fare la differenza, proiettati invece in un contesto molto giovane sono stati travolti dagli eventi e si sono un pò persi. Tra quelli più esperti Matos è uno dei miei preferiti, gioca sempre con l’obiettivo di isolarsi e puntare l’avversario, è un giocatore di categoria superiore”.

Puntare sulla costruzione dal basso in Serie C ha senso?

“La costruzione dal basso esisteva già 40 anni fa quando giocavo io. Allora il portiere serviva con le mani il terzino e da lì si iniziava a giocare. Ha senso se gli avversari vengono a prenderti alto, altrimenti non se ne trae alcun vantaggio”.

Passando all’extra campo, da anni porta avanti “Glorie Biancorosse”, che effetto le ha fatto essere incaricato dalla società di seguire questo progetto?
“È stata una cosa bellissima. Una delle prime mosse che la nuova società ha fatto è stata quella di contattarmi manifestando la volontà di creare le Legends del Perugia. Abbiamo accolto la richiesta con grande entusiasmo perché ci siamo riappropriati di qualcosa che era nostro. In fondo siamo stati una piccola parte della storia del Perugia. Di contro la vecchia gestione pensava che la storia del club fosse soltanto sua e si sbagliava di grosso. Nonostante ciò, con le Glorie Biancorosse, per anni, abbiamo portato in giro per l’Italia il marchio del club senza autorizzazione, ritenevamo di non averne bisogno”.

A breve termine inizieranno le celebrazioni per i 120 anni del Perugia, quali sono gli eventi in programma?
“Si inizierà a giugno con una tre giorni che vedrà, in particolare venerdì 9, una partita organizzata allo Stadio “Curi”. Hanno aderito già 160 giocatori di ogni epoca del club, tra questi faccio il nome di Giampiero Clemente (ex grifone tra il 2011 e il 2013) che quando ho fatto la proposta era felicissimo. Ha prenotato anzitempo il volo e starà qui quattro giorni assieme alla famiglia. Inoltre verranno organizzati due concerti, verranno allestite delle zone ristoro e delle aree gioco per bambini. Le celebrazioni andranno avanti anche nei mesi successivi, con alcune iniziative, tra cui lo spettacolo di Federico Buffa che parlerà a teatro della storia del Perugia e di Renato Curi. Queste sono tutte idee della società, che ha compreso la necessità di riavvicinare la gente al club”.

Crede che tali iniziative possano contribuire a creare le fondamenta per rilanciare il club dopo anni complicati?
“A Perugia il bacino d’utenza c’è, così come l’entusiasmo. La società sa cosa significa il Perugia a certi livelli. Spetta a loro fare il meglio per quello che gli compete, così come spetta ai tifosi fare il loro. Le società vanno bene quando c’è il rispetto dei ruoli”.

 

A cura di
  • Eugenio Alunni,
  • Alessio Modarelli