Mettere in pagina. Conosciamo i corsisti Giorgio Lucarini e Simone Anastasi

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16 Giugno 2024
Lettura: 3 minuti

Giorgio e Simone (qui sopra nella foto di Alice Paretto) sono due corsisti dell’Academy di Giornalismo della Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica. Pubblichiamo i testi delle esercitazioni che i corsisti hanno realizzato durante le ore di lezione con Italo Carmignani, già responsabile de “Il Messaggero” Umbria, nel corso del suo Laboratorio Redazionale.

Carmignani ha portato in dote al corso il proprio know-how acquisito in tanti anni di professione in Italia e all’Estero. I suoi contributi sono pratici, interessanti, godibili, ma soprattutto permettono ai corsisti di conoscere passo passo il lavoro redazionale in situazioni quanto più reali possibili.
I primi incontri hanno previsto la titolazione e l’impaginazione anche in funzione degli appuntamenti esterni del corso come il Sei Nazioni di Rugby. Poi è toccato ai corsisti intervistarsi, diventare una notizia da mettere in pagina, con titoli, occhielli e sommari  Esattamente come l’intervista fatta a Giorgio da Luca e viceversa… e non finisce qui… ovviamente.

 

Questa l’intervista di Simone a Giorgio:

Quel divertente sogno di fare il giornalista

Giorgio Lucarini ha 22 anni, età in cui i sogni vengono coltivati per renderli realtà nella vita reale. Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui, per avere una lente d’ingrandimento sui suoi obiettivi.

 

Ciao Giorgio! Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Il mio sogno è fare quello che mi piace, cioè scrivere, informarmi e scrivere ancora, e magari divertirmi pure mentre lo sto facendo».

 

Il tuo sogno è quindi un lavoro?
«Non necessariamente, ma sicuramente mi piacerebbe renderlo un lavoro. E non per forza vorrei che fosse nell’ambito sportivo: ci sono anche altri ambiti che mi piacerebbe esplorare nella scrittura».

 

Hai scelto di partecipare all’Academy per inseguire il tuo sogno o per aggiungere qualcosa in più?
«Aggiungere qualcosa in più fa sicuramente bene, ma non è tutto. Ambisco a diventare giornalista e sarei contento di raccontare il mondo dello sport, ma non voglio limitarmi».

 

Di quale altro argomento ti piacerebbe scrivere?
«Mi piacerebbe scrivere di musica, penso sia un argomento di cui conosca molto, ma sul quale ho avuto poche possibilità di parlare. Inoltre mi piace la storia, che penso possa essere applicata a tutte le discipline».

a cura di Simone Anastasi

 

 

E questa è l’intervista di Giorgio a Simone:

Telecronista, dalla PlayStation al campo

Simone, 24 anni, studia Scienze delle Comunicazioni e pratica ad ampio raggio il giornalismo.

 

Ciao Simone! A bruciapelo: qual è il tuo sogno?
Il mio sogno è quello di diventare un giornalista professionista, e di lavorare in televisione come telecronista.

 

Tra i tanti rami del giornalista sportivo, perché proprio il telecronista?
È il mio sogno da quando ero bambino, quando mettevo il muto alle partite sulla PlayStation per farne le cronache. Quando ho incominciato a praticarlo sul campo, in diversi mi hanno detto che ho delle potenzialità, e voglio quindi continuare a percorrere questa strada. Non mi dispiacerebbero comunque gli altri campi del giornalismo sportivo, per cui mi sto preparando anche su altri ambiti.

 

Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche che un telecronista deve possedere per fare bene il tuo lavoro?
Per prima cosa serve l’imparzialità, anche perché c’è un pubblico che ascolta che può avere idee differenti o tifare un’altra squadra, e che non va infastidito ma anzi deve rimanere soddisfatto del tuo lavoro. Credo sia assolutamente importante anche l’enfasi, perché, specialmente se sei in radio, non devi annoiare. Infine, il ritmo e la cadenza: sono fondamentali e non comuni a tutti. Nella mia esperienza in radio e in televisione penso di essere molto migliorato sotto questo punto di vista: ricordo che, ai primi tempi, l’emozione mi portava a fare troppe pause, mentre ora sono decisamente più scorrevole.

 

Per chiudere, hai parlato sia di radiocronache che di telecronache. Quali sono le differenze tra le due e quale preferisci?
Chiaramente c’è una differenza abissale. La telecronaca è più semplice, perché quello che non riesci a raccontare viene comunque raccontato dall’immagine; la radiocronaca è forse più bella, perché ti obbliga a tirare fuori tutte le tue capacità di descrizione e racconto. Personalmente preferirei fare telecronache, sia perché hanno una cassa di risonanza maggiore, sia perché le partite sono ormai fruibili in una moltitudine di servizi, ma non mi dispiacerebbe comunque un’avventura in radio.

a cura di Giorgio Lucarini

 

Foto Alice Proietto

 

A cura di
  • Simone Anastasi,
  • Giorgio Lucarini