Mery Andrade. Donna coach in NBA che iniziò di lunedì
Il 25 maggio si sono tenute al palazzetto “Andrea Ioan” di Città di Castello le fasi finale del torneo di basket, organizzato in collaborazione tra NBA e la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP), che ha visto coinvolti sedici istituti di scuola media provenienti da tutta Italia per la Jr NBA-FIP Schools League. A trionfare sono stati gli Oklahoma City Thunder della scuola Guerri di Reggello, sotto gli occhi di due campioni: Giacomo Galanda, Responsabile Scuola FIP e ex cestista, e Mery Andrade, Ambassador NBA e anche lei ex cestista professionista.

Mery Andrade, portoghese, 49 anni, dopo la carriera da giocatrice prima in WNBA e nella nosta Serie A1, con le maglie della Reyer Venezia e Napoli Vomero tra le altre, è rimasta nel mondo del basket diventando nella stagione 2023-24 membro dello staff tecnico nella panchina dei Toronto Raptors.
Quanto la scuola può influire nella formazione di giovani sportivi?
«Credo di essere un esempio sotto questo punto di vista, anche perché nella mia famiglia il rendimento scolastico doveva andare di pari passo con lo sport. Grazie proprio alla mia carriera scolastica sono riuscita a vincere una borsa di studio che mi ha permesso di andare a giocare in America e da dove poi è partita tutta la mia carriera da professionista.»
Come hai iniziato a giocare a basket?
«Ho vissuto la mia infanzia in un ambiente difficile, in Portogallo, e l’unico modo per divertirsi in quella realtà era fare sport con gli altri bambini, dal calcio passando per la pallavolo fino ad arrivare al basket. All’età di quattordici anni, a scuola il mio prof di educazione fisica mi ha spronato a scegliere uno sport, siccome il basket era il primo allenamento disponibile del lunedì ho fatto quello e lì sono rimasta. In conclusione quando mi dicono come mai hai cominciato a giocare a basket, io rispondo perché era di lunedì.»
Quali sono i punti di contatto e le differenze tra il basket Americano e quello europeo?
«Trovo che ai miei tempi le differenze erano più evidenti rispetto ad ora e questo anche grazie alle iniziative messe in campo da NBA e WNBA in collaborazioni con le Federazioni di tutto il mondo, tra cui la FIP. Sicuramente in America fanno della fisicità e dell’atletismo i punti cardine del gioco, ma si sta facendo sentire l’influenza della tecnica europea e quindi questa combinazione e lo scambio di conoscenze sta cambiando il gioco in meglio»
Com’è la tua esperienza sulla panchina dei Toronto Raptors?
«Pur essendo una squadra NBA ha delle caratteristiche uniche, una su tutte è il fatto che essendo l’unica squadra Canadese e non Statunitense è come giocare tutte le volte con la nazionale, e quindi ad ogni partita hai la spinta di un intero paese. Personalmente il fatto di essere una delle poche a poter rappresentare l’Europa in una panchina americana è un onore, aggiunto al fatto ancora più raro di essere una donna in una panchina NBA, rendono la mia esperienza unica e strepitosa. Quello che sto cercando di fare è sfruttare qualsiasi esperienza per arricchire la mia conoscenza del basket e la mia persona e allo stesso tempo di tornare in Europa e poter trasmettere tutto quello che imparo in America»
Foto Archivio FIP/Ciamillo-Castoria
A cura di
- Giorgio Lucarini,
- Cristian Gatti