La deontologia nel racconto dei grandi eventi sportivi tra necessità di informazione e criticità economiche

Deontologia. Letteralmente l’insieme delle regole morali che disciplinano l’esercizio di una determinata professione, il giornalista in questo caso. Praticamente si tratta dei punti cardinali che guidano il giornalista nello svolgimento della propria professione. Cosa succede, però, quando a dover essere raccontato è un grande evento sportivo? La deontologia ne risente? Ci sono delle incongruenze?
A queste domande si è cercato di rispondere nel corso di formazione “La deontologia nei grandi eventi sportivi: tra necessità di informazione e necessità economiche”, svolto il 4 aprile presso l’auditorium “Alunni” dell’I.I.S. Cavour-Marconi-Pascal di Perugia e organizzato in collaborazione tra l’Unione Stampa Sportiva Italiana (Ussi) e l’Ordine dei Giornalisti Umbria (Odg). Ad essere chiamati in causa sono stati relatori di grande spessore: Massimo Angeletti, giornalista sportivo Rai e figura autorevole nel mondo dei motori; Maurizio Colantoni, cronista di Rai Sport e voce storica della Pallavolo; Luca Cesaretti, radiocronista di Radio Rai. Ad arricchire il teatro dei relatori la campionessa olimpica di Ginnastica Ritmica Agnese Duranti.
Il punto focale della discussione la difficoltà nei grandi eventi sportivi nel far convivere la necessità di informare e il rispetto dei principi deontologici con altri elementi come i fattori economici. Un esempio è quello fatto da Angeletti: «Prendendo in esame l’articolo 3 del codice deontologico riguardo l’autonomia e l’indipendenza, risulta inevitabile che, in un evento di grande rilevanza come le Olimpiadi, il rapporto con le pubblicità e l’autonomia presentano dei mutamenti. L’aspetto economico nei grandi eventi è un fattore che conseguentemente determina tutti gli altri atteggiamenti». Altro esempio messo in evidenza da Angeletti riguarda i minorenni e le deroghe che possono nascere rispetto all’articolo 12: «Succede spesso che ci si trovi a raccontare eventi dove sono presenti atleti minorenni. In questo caso, la portata internazionale dell’evento, consente una deroga del codice deontologico. In sostanza l’ambiente emozionale e mediatico che si crea intorno ad eventi di questa portata va a deformare alcuni principi».
Si è poi arrivati a parlare degli interessi economici che condizionano in maniera determinante il lavoro del giornalista. «Ai grandi gruppi organizzatori – è intervenuto Colantoni – dei giornalisti interessa poco. Ai miei tempi c’erano maggiori possibilità di poter tirare fuori una notizia. Eravamo più liberi di poter instaurare relazioni, con gli atleti soprattutto, mentre adesso i grandi interessi economici vengono prima dell’informazione. Il rischio è che si vada sempre più verso un’informazione omologata dove è l’ufficio stampa che decide cosa fare uscire e cosa no». Come emerso anche successivamente, il pericolo è quello che si venga a creare un’informazione d’immagine. Un’informazione che mette a disposizione non le notizie per come sono ma per come risulta più conveniente a livello economico.
Sulla stessa linea è il discorso di Cesaretti: «La situazione, nei grandi eventi sportivi, è al limite. In particolare per quanto riguarda l’indipendenza dei giornalisti. La nostra categoria è sempre più limitata rispetto alle possibilità di accesso, di acquisizione delle informazioni e di intervista. Tutto è scandito secondo tempistiche preimpostate e modalità che sono completamente fuori dal controllo del giornalista. Per non parlare del fatto che alla televisione è riservato un tipo di trattamento, alla radio e alla carta stampata un’altro. Il grande evento è sempre più sotto chiave a livello di indipendenza».
Come possibile soluzione del problema, i relatori, hanno cercato di fare leva sull’unione delle forze. L’auspicio è lo sviluppo di una categoria forte, compatta e in grado di affrontare i problemi comuni in modo coeso e unitario. Come detto da Angeletti «molte volte manca la solidarietà tra colleghi e invece sarebbe un elemento determinante in queste circostanze». Sulla stessa linea è Colantoni: «Dovremmo essere uniti nella nostra categoria. Invece ognuno è abituato a gestire il proprio orticello, quando in realtà bisognerebbe andare oltre per il bene di tutti».
Dall’altra parte, tramite l’esperienza di Agnese Duranti, è stato analizzato il punto di vista degli atleti. Nel suo intervento Duranti ha espresso le responsabilità che talvolta ci sono anche da parte dei giornalisti: «Ho rapporti con i giornalisti da quando ero molto piccola. La cosa che però mi ha sempre disturbata è l’attenzione che viene data ai cosiddetti sport minori. Spesso l’interesse viene attirato solo quando si riesce a vincere una medaglia alle Olimpiadi, senza considerare tutto il percorso che ha portato a quella medaglia che passa da Mondiali, Europei e gare di varia natura. Talvolta viene perso anche il punto del racconto, andando a dare importanza a dettagli che in realtà sarebbero marginali. Un modo che, personalmente, è stato molto utile per raccontare quello che realmente è la Ginnastica è stato l’utilizzo dei social. Grazie a loro abbiamo trasmesso tutto il bello del nostro Sport riuscendo a farlo arrivare a tantissime persone».
Un’opportunità senza dubbio importante e che ha messo sotto la lente di ingrandimento temi di grande attualità nel mondo del giornalismo sportivo. L’indipendenza, l’autonomia, l’essenzialità e completezza dell’informazione sono principi fondamentali nella professione giornalistica ma che troppo spesso, in questi eventi, vengono messi in discussione a causa di varie dinamiche che poco hanno a che fare con il vero giornalismo.
A cura di
- Cristian Gatti