I segreti delle telecronache

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20 Settembre 2024
Lettura: 2 minuti

«La telecronaca è il racconto di un settore di vita» sono le parole simbolo di chi, come Stefano Bizzotto, ha dedicato un’intera carriera professionale raccontando grandi eventi sportivi con la stessa enfasi con cui si raccontano i grandi eventi che segnano la vita di ognuno di noi. Stefano Bizzotto, 63 anni, inizia la sua carriera nel quotidiano “Alto Adige” nel 1982 per poi passare nel 1985 a “La Gazzetta dello Sport”.
Nel 1991 diventa telecronista Rai, ruolo che ricopre tuttora e che gli ha permesso di raccontare diversi generi di sport, dal calcio all’hockey su ghiaccio passando per i tuffi.
Intervenuto alla Scuola Pubblica di Amministrazione di Villa Umbra, Bizzotto ha coinvolto i corsisti del Accademy di giornalismo in un’interessante lezione dove si è parlato di telecronaca, dei trucchi del mestiere, e di interviste con alcuni degli aneddoti più interessanti della lunga carriera del giornalista.

«Non esiste un modo unico di fare telecronaca- ha spiegato Bizzotto- Le caratteristiche che però non possono mancare sono sicuramente la passione e le competenze. In base alle circostanze e agli eventi va poi bilanciato se mettere più passione o più informazione.
«Così come per la telecronaca, ci sono infiniti modi di condurre un’intervista, la bravura sta nel trovare nuove chiavi di lettura. Il modo più efficace è quello di lasciarsi trasportare dal flusso della conversazione trovando lo spunto per una domanda dalle risposte che via via concede l’intervistato» Bizzotto ha tenuto comunque a sottolineare l’importanza che risiede nella preparazione che precede un’intervista.

Tra gli aneddoti più emozionanti, trasmessi da Bizzotto, ne risaltano in particolar modo due: l’intervista a Lucio Topatigh, ex giocatore di hockey su ghiaccio di Asiago, e la telecronaca della partita tra Svezia e Senegal valevole per gli ottavi di finale del mondiale 2002, che vide la squadra africana vincere quella partita. «In occasione della sua millesima partita ho avuto l’onore di intervistare Lucio Topatigh, uomo duro che praticava uno sport duro. Durante l’intervista però nel momento in cui parlava dei primi pattini regalati dalla madre con tanto sacrificio, si commosse in un modo così contagioso che mi ha lasciato senza parole e che ha rivelato il lato umano mai visto dell’atleta».

«Batte forte il cuore nero dell’uomo bianco- affermazione iconica di Bizzotto al termine di Svezia-Senegal- Questa frase è il simbolo dell’impresa compiuta dal Senegal e dal suo allenatore, Bruno Metsu, che da totale sfavorita riesce a conquistare i quarti di finale. Una delle telecronache che ricordo con maggior piacere e anche con tanta emozione».

 

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A cura di
  • Cristian Gatti