L’equilibrio del cronista
«Non esiste un modo unico di fare telecronaca, non c’è ne uno giusto e uno sbagliato, per fortuna non siamo fatti tutti con lo stesso stampo. L’importante è avere uno zoccolo duro di competenze che non si discute». Così Stefano Bizzotto, giornalista Rai Sport, risponde alla domanda «che cos’è una telecronaca?».
«Se poi lo chiedi a me -continua- beh, passione e competenza sono gli ingredienti fondamentali che in base alla mia esperienza professionale non possono mancare in una telecronaca. Passione necessaria a trasmettere l’emozione di quello che stiamo raccontando, competenza imprescindibile per far capire anche alla casalinga di Voghera le situazioni più tecniche altrimenti comprensibili solamente a chi una precisa situazione la conosce davvero bene. Un equilibrio essenziale, ma in che modo? Questo dipende da cosa si sta raccontando, in una partita della Nazionale si possono anche omettere alcuni dettagli tecnici e lasciare spazio alle emozioni mentre in un match di Champions League la narrazione dettagliata deve sicuramente fare la protagonista».
63 anni, un aspetto elegante e pacato, ma al contempo professionale e convincente, Stefano Bizzotto nasce e tutt’ora vive a Bolzano, una piccola città che ama così tanto da prevalere su qualsiasi grande metropoli come Roma o Milano, e che convince Bizzotto a non trasferirsi.
Come mai la scelta di vivere a Bolzano?
Sono una persona che preferisce lavorare in forma riservata e amo la mia città. Qui riesco a far combaciare questi due desideri: non potrei mai vivere in una metropoli. Vuoi mettere prendere la bicicletta per andare al lavoro? La Rai a Bolzano si trova in Piazza Mazzini a circa 400 metri da casa mia. Questo è un dato molto importante per il mio lavoro: se devi correre in redazione per un servizio importante, la poca distanza sarà sicuramente un valore aggiunto per me.
C’è una persona che ricordi in modo particolare per averti aiutato agli inizi?
Sicuramente non dimentico Marco degli Innocenti. Con lui ho iniziato a seguire il calcio tedesco e quello austriaco. Una palestra che mi ha permesso di farmi un bel bagaglio di esperienze che poi, complice anche l’archivio degli eventi che ho realizzato, mi sono ritrovato.
Hai parlato di archivio, che intendi?
Sono sempre stato una persona molto attenta ad ogni evento, archiviare quello che succede è importante per averne una traccia e trovare a propria disposizione anche i dettagli più sconosciuti in caso di necessità. Io archivio primi piani, goal particolari, espulsioni con gomitate chi più ne ha più ne metta. Sono molto affezionato al mio archivio.
A cura di
- Marina Tomassoni