Al servizio dello spettatore
«Non esiste un modo unico di fare la telecronaca, è necessario partire da una solida base di competenze e conoscenze su cui fondare il proprio stile. In fondo si tratta di una narrazione di vita concentrata in una struttura sportiva, dove il ruolo di chi racconta è essenziale». Così Stefano Bizzotto (nella foto qui sopra con Mino Lorusso, presidente OdG Umbria), descrive una delle attività che lo accompagna da 42 anni nel percorso di giornalista professionista.
Nato a Bolzano nel 1961, nel corso della carriera ha collaborato con il quotidiano “Adige” e con “La Gazzetta dello Sport” sotto la direzione di Candido Cannavò. Tuttavia la svolta della carriera è arrivata nel 1991 con l’ingresso in Rai, dove da 33 anni si occupa dei principali avvenimenti sportivi sia italiani sia internazionali.
Grande spazio al calcio, per il quale Bizzotto ha commentato diverse edizioni del Campionato del mondo, anche se quella di Corea-Giappone 2002 occupa un posto speciale nella sua memoria: «L’ottavo di finale Senegal-Svezia rappresenta una delle più belle partite che ho commentato. La nazionale africana era data tra le più deboli del torneo – ricorda Bizzotto – tuttavia superò il girone battendo i campioni del mondo uscenti della Francia, e sconfisse proprio la nazionale scandinava approdando ai quarti contro la Turchia. Ricorderò per sempre la frase del C.T. del Senegal Bruno Metsu che affermò di avere un cuore nero che batteva in un uomo bianco».
Un altro campo di interesse è stato l’hockey su ghiaccio, una disciplina rinomata in paesi come Germania e Austria, ma che in Italia ha fatto fatica ad emergere: «Il limite è sempre stata l’incapacità di uscire dalle valli. Questo ha pesato inevitabilmente sulla crescita del movimento, tanto che la Nazionale si trova in una fase di grande difficoltà. Il rischio è quello di presentarsi alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 con un roster tecnicamente deficitario».
Una parentesi professionale è stata aperta anche sui tuffi, dove Bizzotto ha raccontato in definitiva l’intera carriera della campionessa Tania Cagnotto: “Mi sono avvicinato a questo sport casualmente. Non avevo nessuna competenza, anche se da bambino avevo seguito le gesta del mio concittadino Klaus Dibiasi. Un giorno la Rai decide di affidarmi l’incarico di seguire tutti i principali eventi legati ai tuffi. Per compensare la carenza di conoscenze per un mese ho preso lezioni teoriche da Giorgio Cagnotto. Da quel momento ne sono diventato progressivamente un grande appassionato».
A cura di
- Alessio Modarelli