Con “Sport in Rosa” il Giro dell’Umbria esalta il ruolo della donna nello Sport
Non c’è solo da sudare e da pedalare nella 5 giorni del Giro dell’Umbria, pronta a immergersi nella tappa conclusiva che darà un volto definitivo a tutte le classifiche. A Gualdo Tadino per qualche ora la bici è rimasta in disparte, lasciando spazio unicamente alle quote rosa della corsa regionale, ben contente di partecipare a un convegno dal titolo “Sport in Rosa”, ospitato presso i locali dell’Universo Flea. Un momento di riflessione e al tempo stesso di confronto, dove 9 personaggi femminili legati al mondo dello Sport hanno raccontato la loro esperienza, cercando anche di dare un senso alle difficoltà con le quali l’universo femminile deve fare i conti quando ci si trova a dover fare un paragone con quello maschile. “Le donne rappresentano una risorsa a tutti i livelli, e non possiamo disperdere il capitale umano e di conoscenze che portano con sé”, ha spiegato Enrico Bianchi introducendo la tavola rotonda, partecipata e variegata.
Dietro al tavolo dei relatori, 9 volti femminili hanno cercato di dare un senso alla loro esperienza nel mondo dello Sport, con particolare riferimento al Ciclismo. Per prime sono state Mara Falcinelli e Chiara Volpi dell’organizzazione del Giro dell’Umbria a provare a dare una loro interpretazione. “Abbiamo voluto dare a questa manifestazione un significato che va oltre l’aspetto agonistico”, ha introdotto Mara, “creando momenti utili per essere condivisi e per aiutare a creare empatia tra le tante parti in causa. Chiaro che per noi donne è più complesso riuscire a organizzare la nostra vita in funzione dello Sport, ma è comunque uno stimolo ad andare oltre le avversità di tutti i giorni”. “Noi non siamo cicliste, ma sosteniamo i nostri compagni in tutto quello che fanno, dando una mano concreta all’organizzazione della vita familiare”, ha aggiunto Claudia.
“Siamo fieri di ciò che fanno e ci sentiamo parti in causa quando raggiungo determinati obiettivi”. Lisa Zappacenere, unica direttrice di corsa FCI presente in Umbria dopo la scomparsa di Paola Scopellini, ha spiegato quanto sia stato complicato trovare una strada in un mondo dove le donne sono in netta minoranza. “In Italia siamo appena 7 direttrici di corsa, e io da un anno sono diventata internazionale, dopo gli inizi come direttrice regionale. Siamo poche, sia perché il percorso non è semplice, sia perché i sacrifici sono tanti, ma io vado avanti soprattutto nel ricordo e nell’esempio di Paola”.
Selena Carini, gualdese doc, col Ciclismo non ha molta dimestichezza. Ma lo Sport è presente da sempre nella sua vita. “Nuoto da quando ero adolescente, ed essendomi specializzata come ranista (tra le prime 10 in Italia nella sua categoria) ho avuto modo di fare le mie esperienze. Avendo un marito che fa l’IronMan, a un certo punto ho deciso di mettermi in gioco: vedevo tante atlete affrontare queste sfide così improbe e mi sono detta perché mai avessi qualcosa in meno rispetto a loro. Così ho deciso di preparare un’IronMaster, una competizione in vasca dove si devono coprire tutte le distanze (dai 50 ai 1.500 metri) in tutte le specialità, anche quelle nelle quali non ho mai avuto riscontri (vedi delfino…). È stata una sfida enorme, ma a maggio dopo 18 tappe l’ho conclusa e la soddisfazione è stata enorme. Poi a un certo punto ho deciso di preparare una mezza maratona in 40 giorni, e anche quella è stata una sfida incredibile. Come ci sono riuscita? Usando la testa e tanta… tigna”.
Gualdo è anche la città di Cristina Gaudenzi, atleta che da sempre s’è deputata alla causa della Mountain bike. “Dove ho trovato la mia dimensione. Perché ho scelto le ruote grasse a quelle da strada? Onestamente la bici da corsa mi fa un po’ paura, soprattutto perché richiede di percorrere strade che non sempre sono sicure. Preferisco la montagna, dove trovo i miei spazi e il mio mondo. Anche se non sempre le sensazioni sono le stesse: adesso mi sono dovuta fermare perché sentivo che stavo chiedendo troppo al mio corpo, ma so che presto tornerò in sella a fare quello che ha rappresentato per me un valore aggiunto nella vita di tutti i giorni”.
Al Giro dell’Umbria 2025 sono tre le corritrici in gara. Maria Zampella ha raccontato perché s’è avvicinata al Ciclismo. “Vengo dalla Mountain bike, perché essendo originaria di Caserta ritrovavo nei boschi e nella natura i luoghi della mia infanzia. Poi la bici da strada ha preso il sopravvento, ma soprattutto è stato il senso di libertà di prendersi due ore al giorno per allenarsi a farmi diventare ciò che sono oggi. La bici per me è terapia: mi aiuta a isolare da i problemi di tutti i giorni, mi rilassa e mi consente di trovare i miei spazi. Molte ragazze smettono di correre perché dicono di non avere tempo, e capisco che è difficile ritagliarsi dei momenti nella propria giornata, presi da mille impegni familiari e di lavoro. Ma per me quelle due ore rappresentano una boccata d’aria, e soprattutto mi permettono di essere me stessa e quello che vorrei”.
Per Alessia Franchi la bici ha rappresentato anche qualcosa di più: “Dopo aver ricevuto la diagnosi di tumore al seno, ho capito che avevo bisogno di mettermi in gioco per davvero. Le gare per me sono un divertimento, mi fanno sentire viva e mi aiutano a trovare un posto tutto per me all’interno della giornata. La bici mi ha aiutato quando vedevo la luce spenta e adesso non potrei farne più a meno”. Un percorso che ha attraversato anche Michela Gorini, attuale leader della classifica generale femminile. Anche perché la sua è una storia di odio e amore con la bici: da 8 a 20 anni è stata parte integrante della sua quotidianità, poi un incidente appena prima dei giochi olimpici di Barcellona ’92 (dove era stata convocata come riserva) l’hanno costretta a 14 anni di esilio. Nel 2006, quando è tornata in sella, ha ritrovato le belle sensazioni perdute, diventando un’icona del mondo del pedale femminile amatoriale in Italia e nel mondo. “La mia vita nel Ciclismo mi ha insegnato che le medaglie non servono a dare valore al percorso fatto, ma sono piuttosto la libertà e la voglia di sentirsi più di una semplice donna che pedala, lavora e fa la mamma a fare la differenza. Bisogna saper occupare bene il proprio tempo: la maglia iridata è bella, non lo nego, ma quello che conta è il significato che trovi dietro a un sogno che s’era spento per un banale incidente, e che tanti anni dopo s’è riacceso”.
Anche Fabiana Ripani, atleta che attualmente ha preferito scendere di bici per vestire i panni della coordinatrice dello ZeroWatt.Sport, ha ammesso che si fa fatica a trovare una propria collocazione in questo mondo. “Per le donne non c’è mai troppo spazio. Per me poi è stato tutto più duro in quest’ultimo anno, reduce da un incidente che mi ha procurato diversi problemi alla schiena. Ora vivo il ciclismo in una veste differente, ma è comunque bello potersi sentire parte di qualcosa di più grande e condividere un passione”. Nel corso del convegno sono stati mostrati anche due video, uno dell’atleta Francesca Cesarini (campionessa mondiale di Pole Dance) e uno di Luca Panichi, che ha esaltato il ruolo della donna nel Ciclismo. A chiusura degli interventi, il saluto di Marco Cassetta di MC2 Club, che ha elogiato la scelta di un tema tanto originale e ha portato la sua esperienza giornaliera della quarta tappa del Giro dell’Umbria, dove ha corso proprio in compagnia di alcune corritrici in gara. Un aperitivo offerto da Flea ha concluso nel modo migliore una serata che meriterebbe certo un pubblico e un’attenzione maggiori, visti i temi toccati.