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16 Gennaio 2025
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Lo sport è professionalità, non chiacchiere da bar. Una mattinata al CONI, a Roma

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16 Gennaio 2025
Lettura: 11 minuti

Venerdì 10 gennaio è stata una giornata importante e proficua per i corsisti dell’Academy del Giornalismo di Perugia.
Accompagnati dal presidente dell’Odg Umbria Mino Lorusso, dal presidente USSI Umbria Antonello Ferroni e dal tutor Mimmo Cacciuni Angelone, i corsisti sono stati ospitati dal CONI, uno degli enti promotori della stessa Academy insieme al CONI Umbria, Odg, USSI e Villa Umbra. A Roma, al Palazzo H, i corsisti (nella classica foto ricordo qui sopra) hanno incontrato Giovanni Malagò, Carlo Mornati e Danilo di Tommaso, rispettivamente Presidente, Segretario Generale e Direttore della Comunicazione e Rapporti con i media del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Insomma il meglio che si potesse sperare per giovani e futuri pubblicisti. Nel pomeriggio incontro alla Federcalcio, di cui riferiamo a parte.

Ai corsisti è stato illustrato, nel tempo a disposizione, il ruolo del CONI, nel panorama sportivo italiano ed internazionale, cosa significhi lavorarci e le modalità con cui opera per e con i media. Tutti gli interventi hanno sottolineato quanto sia importante raggiungere la massima professionalità per operare in un mondo che esprime il 4 percento del nostro PIL e che ha un grande seguito mediatico. Insomma lo sport non è solo partite vinte e perse e, in generale ha superato la fase delle chiacchiere da bar.

Professionalità, studio e formazione continua caratterizzano chi lavora nel mondo dello sport in tutti i suoi settori a cominiciare dalla comunicazione, l’informazione e il giornalismo. Cosa che cerchiamo di trasmettere all’Academy.

Come prassi didattica ogni corsista ha scritto un articolo sull’incontro che potete leggere di seguito. Per la clip video della giornata click qui

Non solo calcio | Buon giornalismo | Media Factory | Strutture
Ecosistema | Sacralità laica | Nel futuro

 

Non solo calcio

Academy al CONI «Lo sport è un settore con un’attenzione mediatica enorme: per questo serve un giornalismo responsabile e che conosca ciò di cui parla». Carlo Mornati, ex-canottiere medaglia d’argento nel quattro senza all’Olimpiade di Sydney 2000 ed ora segretario generale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), riassume in poche parole la necessità di introdurre una sempre maggiore professionalità all’interno del mondo del giornalismo sportivo, anche per evitare quell’approccio all’argomento da bar che spesso si pensa lo caratterizzi.

Professionalità, del resto, è una parola che si presta bene all’intera attività del CONI, che dal 1914 rappresenta il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale in Italia, e governa su tutto lo sport organizzato e regolamentato nel paese. Per questo, secondo Mornati, è necessario avere personalità preparate all’interno del CONI: «Abbiamo creato, con l’ausilio dell’Alta scuola di specializzazione olimpica, un corso di management olimpico: il nostro obiettivo è andare oltre a quello che molte Università offrono genericamente come corsi di management sportivi e formare operatori sportivi che siano pronti a lavorare nel Comitato».

Danilo di Tommaso, responsabile della comunicazione e dei rapporti con i media del CONI, che ha introdotto gli interventi, sottolinea le piccole-grandi innovazioni in termine di comunicazione che hanno contribuito al prestigio del CONI: «A Los Angeles 1984 creammo Casa Italia, uno spazio d’accoglienza e d’incontro, a tutti i livelli, media compresi, che tutt’oggi viene replicata dagli altri comitati nazionali e dagli sponsor; nel 1975 abbiamo invece fondato l’Agenzia Giornalistica CONI –continua Di Tommaso- da qualche anno abbiamo infine una piattaforma OTT con cui trasmettiamo i nostri eventi».

Giovanni Malagò, presidente del CONI, si riaggancia tanto alla questione della professionalità, quanto a quello di un giornalismo sempre più aggiornato: «Per responsabilità e rispetto nei confronti dei giornalisti non salto mai un’intervista: mi aspetto che, nei prossimi anni, essi siano in grado di agganciare le dinamiche digitali e di aprirsi alla dimensione internazionale». In chiusura, spazio anche per una battuta: «Non fossilizzatevi sul calcio!», testimonianza ulteriore della polisportività che incarna il CONI.

Giorgio Lucarini

 

Il buon giornalismo arricchisce la narrazione sportiva

«Il CONI rappresenta il Comitato Olimpico Internazionale in Italia, è un ente che si occupa di tutto lo sport organizzato e regolamentato. Accanto ad un’organizzazione così seria c’è quindi la necessità di un giornalismo altrettanto preparato e informato”. Carlo Mornati (nella foto qui a sinistra), segretario generale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, nonché ex canottiere olimpico, evidenzia i tanti compiti che il CONI deve gestire e il suo ruolo cruciale nell’organizzazione di eventi nazionali ed internazionali, si sofferma perciò su come per lui dovrebbe essere il giornalismo sportivo: un mestiere che arricchisce la narrazione e che si discosta dal semplice parlarne fra amici.

La serietà e la professionalità del CONI è infatti rappresentata nel migliore dei modi dal suo presidente, in carica dal 19 febbraio del 2013, Giovanni Malagò, figura prestigiosa, ma allo stesso dalla grande umiltà. «Ho un gran rispetto per il lavoro dei giornalisti. Sono stato uno sportivo, conosco alla perfezione i sacrifici che fanno gli inviati, per questo non declino mai un’intervista e anzi cerco di essere sempre il più originale possibile nelle risposte. Allo stesso tempo però chiedo che dall’altra parte ci siano rispetto e professionalità, affinché il prodotto finale sia il migliore possibile».

Durante l’incontro è intervenuto anche Danilo di Tommaso, responsabile dell’ufficio comunicazione e rapporti con i media, giornalista professionista. Nel 2004 di Tommaso è riuscito a guadagnarsi con merito la posizione che ora ricopre, con il mandato più longevo per il suo ruolo nella storia del CONI. «Siamo orgogliosi dell’evoluzione in ambito comunicativo e mediatico che sta avendo il CONI, abbiamo avuto la possibilità nel 2021 di trasmettere eventi sportivi live nella nostra piattaforma online, abbiamo le nostre pagine social gestite da social media manager e negli ultimi anni siamo diventati anche uno degli Stati con più accreditati negli eventi olimpici, questo non può che essere motivo di vanto per me e per tutti i nostri collaboratori»

Alessio Anselmi

 

Media Factory

«Ho un profondo rispetto per la professione giornalistica» afferma Giovanni Malagò, presidente del CONI, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano. «Per questo motivo, non rifiuto mai un’intervista e cerco sempre di rispondere in modo originale. Tuttavia, è fondamentale che anche chi mi sta di fronte dimostri la stessa professionalità». Malagò sottolinea l’importanza di un giornalismo responsabile e competente in un settore come quello sportivo, sempre più sotto la lente di ingrandimento dei media.

«Lo sport rappresenta circa il 4% del PIL italiano -aggiunge Carlo Mornati, segretario generale del CONI ed ex canottiere olimpico- Per questo motivo merita di essere trattato con la serietà che gli spetta». Dal 1914, il CONI rappresenta il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) in Italia ed è il cuore pulsante dell’organizzazione e della regolamentazione dello sport nazionale, con il compito di promuoverne e monitorarne la crescita. Mornati, da parte sua, ritiene che «il giornalismo sportivo debba elevarsi dalle semplici chiacchiere da bar: serve un approccio informato, capace di arricchire la narrazione senza limitarsi a soddisfare curiosità superficiali». Il giornalismo deve anche essere in grado di evolversi in un mondo che cambia rapidamente, come quello digitale. Malagò riflette sulle nuove dinamiche internazionali e digitali: «Mi aspetto che i giornalisti del futuro siano in grado di adattarsi a queste nuove realtà e di abbracciare una visione globale».

Un cambiamento che interessa anche la comunicazione del CONI, sempre più orientata a sfruttare le tecnologie più moderne. A conferma di questa visione, Danilo di Tommaso (nella foto a sinistra), responsabile dell’ufficio comunicazione del CONI, illustra alcune delle innovazioni che hanno consolidato il Comitato come un punto di riferimento nel panorama sportivo internazionale. «Dal 1984, con la creazione di Casa Italia a Los Angeles, il CONI ha segnato una svolta nella gestione della comunicazione durante gli eventi olimpici. Oggi, Casa Italia è un modello che altri comitati Nazionali e sponsor hanno replicato». Inoltre, dal 1975, il CONI ha istituito l’Agenzia Giornalistica CONI (AGC), un passo fondamentale per la gestione diretta degli accrediti, che ha semplificato l’accesso degli operatori del settore agli eventi sportivi. La vera innovazione, però, è rappresentata dalla piattaforma OTT (Over The Top), che consente la trasmissione in diretta di eventi sportivi, ampliando la visibilità del CONI, come nel caso delle Universiadi del 2023, a cui la Rai aveva rinunciato all’ultimo momento. «Nei Giochi del Mediterraneo del 2022», racconta di Tommaso, «abbiamo trasmesso la finale tra Italia e Francia di calcio, un evento che la Rai aveva deciso di non trasmettere. La partita ha registrato 100.000 visualizzazioni, un traguardo storico per il CONI».

Andrew Pompili

 

Il valore delle strutture

/>«Il giornalismo sportivo ha bisogno di professionalità per differenziarsi dalle chiacchiere da bar». Carlo Mornati, segretario generale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), si sofferma sulla grande attenzione mediatica che ha lo sport e richiede giornalisti preparati per una buona narrazione: «Lo sport incide circa del 4 percento del PIL del nostro Paese, bisogna trattarlo con la serietà necessaria. Il CONI rappresenta il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, in Italia, che si occupa di tutto lo sport organizzato e regolamentato. A livello comunicativo è necessario un giornalismo di alto livello».

Dello stesso parere anche Giovanni Malagò, presidente del CONI al suo terzo mandato: «Ho un grande rispetto verso la professione del giornalista -spiega Malagò – Per questo motivo non rifiuto interviste e cerco di essere sempre originale nelle risposte. Dall’altra parte occorre allo stesso tempo professionalità».Siamo ormai alle porte delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina, e Malagò si sofferma sul problema infrastrutturale italiano: «È fondamentale per l’Italia ospitare grandi eventi sportivi – sostiene- Questa esigenza spesso si scontra con la precarietà delle strutture, anche quelle più recenti, non adatte a questo tipo di eventi. Manifestazioni del genere portano benefici sia economici che un numero elevato di posti di lavoro». Il numero uno del Comitato Olimpico non nasconde qualche preoccupazione: «Per l’Europeo di calcio del 2032, che vedrà protagoniste Italia e Turchia, abbiamo bisogno di almeno cinque stadi in grado di ospitare manifestazioni di questo tipo. In questo momento nemmeno i più moderni soddisfano le rigide richieste UEFA».

A conferma dell’importanza della comunicazione nello sport, il CONI ha fatto dei passi in avanti nel tempo attraverso delle innovazioni, come spiega Danilo di Tommaso, responsabile della comunicazione del Comitato Olimpico Nazionale: “Da Los Angeles 1984 esiste Casa Italia, uno spazio operativo di accoglienza e di incontro che anche altre Nazioni ci hanno copiato -spiega Di Tommaso- Nel 1975 abbiamo istitutivo l’Agenzia Giornalistica CONI (AGC), e da qualche anno è online una piattaforma OTT per la trasmissione degli eventi sportivi, come ad esempio le Universiadi, a cui la Rai aveva rinunciato. Inoltre, sono aumentati sempre di più i follower delle nostre pagine social, e siamo diventati uno degli Stati con più giornailsti accreditati. Per me e il mio staff è motivo di un grande vanto».

Simone Anastasi


 

Il CONI, un’ecosistema

«Da sempre sostengo l’importanza di portare i grandi eventi sportivi internazionali in Italia. Sono un’opportunità per il paese poiché portano benefici sia economici sia in termini di posti di lavoro». Non si nasconde Giovanni Malagò, dal 19 febbraio 2013 presidente del CONI, quando parla di uno degli obiettivi del suo terzo mandato. Tuttavia, da anni il sogno di portare manifestazioni sportive di alto livello, si scontra con la patologica presenza di ostacoli normativi e burocratici che ne complicano inevitabilmente la riuscita. Lo stesso presidente si dice preoccupato in vista di Euro 2032, la massima competizione calcistica continentale per nazioni che vedrà protagoniste Italia e Turchia: «Abbiamo bisogno di almeno 5 stadi a norma in grado di ospitare la competizione. Al momento nessuno degli impianti, nemmeno quelli più recenti, rispettano i rigidi parametri UEFA».

Se sul fronte infrastrutturale il paese continua ad aver problemi, l’ecosistema sportivo costituito dal CONI rappresenta invece un’eccellenza, come asserito da Danilo di Tommaso, da 22 anni responsabile dell’Ufficio Stampa: «Siamo stati il primo Comitato Olimpico a creare una media factory: Casa Italia. In essa abbiamo i nostri studi televisivi dove produciamo servizi e interviste. Inoltre nel 1975 è stata creata l’Agenzia Giornalistica Coni, un’intuizione che ha permesso di superare i restrittivi parametri del CIO sugli accrediti e di portare i nostri giornalisti alle Olimpiadi». di Tommaso ricorda anche l’ambizioso progetto multimediale relativo alla OTT del CONI: «Si tratta di un servizio che va a coprire tutte quelle rassegne sportive i cui diritti non sono stati acquisiti dai grandi network mediali. Due anni fa abbiamo trasmesso le Universiadi a cui la RAI aveva rinunciato, registrando nella finale di calcio Italia-Francia, i 100mila contatti».

A rimarcare la valenza del Comitato Olimpico Italiano è stato anche il segretario generale Carlo Mornati, che ne ha sottolineato la complessità strutturale: «Il CONI è un ente pubblico sovraordinato alla gestione dello sport regolamentato. Oltre a uniformarsi ai principi e ordinamenti internazionali, si occupa, tra le altre cose, di vigilare sulle singole Federazioni, anche approvandone gli statuti, e sul regolare svolgimento dei campionati. Parimenti promuove lo sviluppo dello sport organizzato, quello che vede l’esistenza di un organo sovraordinato alla singola disciplina».

Alessio Modarelli

Una sacralità laica

Come per un cattolico visitare il Vaticano, per un mussulmano La Mecca o il Muro del pianto per un ebreo, così per chi vive di sport avere la possibilità di entrare nella sede del CONI rappresenta qualcosa di altrettanto sacro, anche se espresso laicamente. Camminare per i suoi corridoi, salire le sue scale, sbirciare tra gli uffici e le sale riunioni per cercare di rubare qualcosa da chi, non solo vive di sport, ma permette allo stesso di vivere. Il culmine è sicuramente la possibilità di parlare con la più alta carica istituzionale, il presidente del CONI Giovanni Malagò, un onore che merita di essere raccontato con grande orgoglio: «Ritengo il lavoro del giornalista e della stampa in generale molto importante- ha detto il Presidente- Non rifiuto mai un’intervista, sia per una questione di responsabilità, dato il mio ruolo, sia per rispetto nei confronti del lavoro di chi si aspetta di intervistarmi» Breve ma intenso l’intervento di Malagò che ha però trovato il tempo per un rapido scatto fotografico e qualche battuta per dimostrare vicinanza: «Ritengo fondamentale per il lavoro del giornalista incrementare sempre il proprio livello di istruzione e cultura, questo permette di non limitarsi ma di aprire i propri orizzonti a più possibilità.»

Altro intervento di grande significato è stato quello di Danilo di Tommaso, 62 anni, direttore comunicazione e rapporti con i media, dove ha fatto una panoramica della sua carriera con la speranza che possa essere fonte di ispirazione: «Ciò che ha svoltato la mia carriera è stato senza dubbio l’arrivo di Maradona a Napoli- racconta di Tommaso- Da quel momento lascio il mio ruolo di addetto stampa del Posillipo pallanuoto e divento corrispondente per Tuttosport. Questo mi ha permesso di mettermi in luce e ottenere ruoli importanti tra cui essere responsabile delle comunicazioni della nazionale di pallanuoto, che ha sua volta mi ha permesso di conoscere l’ex presidente del CONI Gianni Petrucci, che dal 2004 ha deciso di assumermi. Le cose che sono riuscito a realizzare in questi ventidue anni al CONI di cui sicuramente vado più fiero sono l’idea dello spazio d’accoglienza di Casa Italia per le Olimpiadi anche come spazio da media factory.»

Ha concluso il segretario generale Carlo Mornati, 52 anni, ex canottiere e medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Sydney 2000: «Ritengo che nella maggior parte dei casi lo sport non venga trattato con la serietà necessaria, per questo credo fermamente nella formazione di figure professionali, che siano manager, giornalisti e addetti ai lavori in generale, che riescano a trasmettere quello che è veramente sport.»

Cristian Gatti

 

Nel futuro

«Professionalità e responsabilità sono le caratteristiche che dovranno contraddistinguere la prossima generazione di giornalisti: non si può più ridurre lo sport ad un argomento da bar, essendo quello sportivo un settore al centro di un’enorme attenzione mediatica». Così Carlo Mornati, segretario generale del CONI ed ex-canottiere, medaglia d’argento all’Olimpiade di Sydney 2000. «È evidente la necessità di una preparazione sempre maggiore per quelli che saranno i futuri giornalisti sportivi: solo in questo modo si creerà una cultura sportiva in un paese come l’Italia che troppo spesso tratta questi argomenti con molta sufficienza e scarse competenze».

Academy al CONI_02L’intervento di Giovanni Malagò, presidente del CONI, si è riagganciato a queste tematiche, soffermandosi sull’importanza di approfondire più di una disciplina: «Non concentratevi solo sul calcio, non dico che questo sia un settore ormai saturo, ma avreste più possibilità di affermarvi nel campo del giornalismo sportivo se vi occupaste anche di altro. Il mondo dello sport è vastissimo e ogni disciplina ha qualcosa di affascinante. «Quello che farà la differenza nei prossimi anni – ha proseguito Malagò – sarà la capacità che avranno i giornalisti di sfruttare le nuove dinamiche digitali, che, se utilizzate nel giusto modo, daranno la possibilità di aprirsi ad una dimensione internazionale».

Danilo di Tommaso, responsabile dell’ufficio comunicazione del comitato olimpico italiano, racconta a tal proposito il successo di Casa Italia, che negli anni si è profondamente trasformata: «Nel 1984 l’Italia alle Olimpiadi di Los Angeles organizzò l’accoglienza degli atleti proponendo quella che si sarebbe chiamata Casa Italia. Fu la prima a fare qualcosa di questo tipo per l’ospitalità, l’incontro e il confronto di tutti tra medagliati ed addetti ai lavori, che poi è stata copiata dalle altre nazioni. Questo progetto ha avuto successo, ma non ci siamo fermati. La nostra comunicazione si è trasformata in una vera e propria media factory, che produce contenuti audio e video per tv e social».

Eugenio Alunni Carrozza

 

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